Sono il fratello di XXFleur Jaeggy
Adelphigen 2014 10,45 € 129 S.
La paura del cieloFleur Jaeggy
Adelphigen 1998 8,00 € 113 S.
I beati anni del castigoFleur Jaeggy
Adelphigen 1989 10,45 € 107 S.
ProleterkaFleur Jaeggy
Adelphigen 2015 10,45 € 114 S.

Le vie del mercato librario sono tortuose e imperscrutabili, pieno di vicende difficilmente intellegibili con i criteri della logica o del solo spirito commerciale. Come spiegare ad esempio l’esordio della scrittrice italiana Dolores Prato, a 88 anni di età, quando nel 1977 una sua amica, Lina Brusa Arese, porta una prima stesura ancora incompiuta da Einaudi, all’epoca sua affittuaria in via Biancamano a Torino: il dattiloscritto viene accettato, ma bisogna aspettare altri due anni prima che venga completato e raggiunga la mole di 1058 pagine. Viene mandato in stampa nel 1980, dopo un imponente lavoro di scorciatura da parte di Natalia Ginzburg, allora editor di Einaudi, che riesce a compattare il romanzo in poco più di trecento pagine. L’autrice non ne è contenta.

Quando viene ripubblicato in versione integrale, diciassette anni dopo, per mano di Giorgio Zampa, Dolores Prato è già defunta. Giù la piazza non c’è nessuno, questo il titolo dell’opera, racconta di un’infanzia nell’entroterra marchigiano dei primi del Novecento, in una lingua del tutto unica e peculiare. In entrambi i casi, sia nella sua variante snellita che in quella originale, il volume riscuote un buon successo di critica e di pubblico. Ad oggi continuano a uscire nuove edizioni presso la casa editrice romana Quodlibet. Negli ultimi anni è stato tradotto in francese, olandese, tedesco ed entro il 2025 uscirà anche in inglese e americano.

Un’altra autrice che ha esordito passati gli ottanta è l’argentina Aurora Venturini il cui romanzo Le cugine è stato pubblicato in Italia per le Edizioni Sur nel 2022. Venturini, personaggio sicuramente scomodo, era una poeta militante e amica di Evita Perón negli anni Cinquanta a Buenos Aires. Dopo il colpo di stato, emigra a Parigi dove comincia a frequentare il giro di Sartre e de Beauvoir. Di ritorno in Argentina pubblica qualche romanzo minore che non raggiunge granché né di pubblico né di critica, e di sé stessa dice di non conoscere molto la letteratura del suo paese, ma di essere debitrice alla tradizione europea e in particolare al suo lontano parente Tomasi di Lampedusa.

È solo nel 2007 che si fa notare veramente, quando a 85 anni partecipa a un concorso letterario organizzato dal giornale argentino Pagina 12 in cui la scrittrice Mariana Enriquez fa parte della giuria. È proprio Enriquez, infatti, nella prefazione all’edizione italiana de Le Cugine, a dare una descrizione quantomai evocativa dell’esordiente ultraottuagenaria: «Alla cerimonia di consegna apparve con un atteggiamento punk, il corpo magro, il volto insolito, un’espressione di scherno e candore insieme – oltre al perfido taglio degli occhi piccoli, scuri, scrutatori – e disse: Finalmente una giuria onesta».

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La storia di Fleur Jaeggy, in un certo senso, è del tutto differente: comincia la sua carriera letteraria nel centro del cenacolo letterario italiano, quando nel 1968 si sposa a Londra, ventottenne, con Roberto Calasso, cofondatore della prestigiosa casa editrice Adelphi che nello stesso anno pubblica Il dito in bocca, il primo romanzo di Jaeggy. Pare che la poeta austriaca Ingeborg Bachmann abbia contribuito in maniera decisiva all’esordio della giovane amica, sia incoraggiandola a perseverare nella scrittura che portando il manoscritto all’attenzione di Calasso. Il dito in bocca, scrive Bachmann sulla quarta di copertina, è «un libro stravagante e insolito, fra l’altro per la superba trascuranza delle correnti letterarie. L’autrice ha l’invidiabile primo sguardo per le persone e le cose, c’è in lei un insieme di distratta leggerezza e di saggezza autoritaria.»

Tuttavia, nonostante la pubblicazione da parte di una casa editrice di alta caratura, il supporto di un’autrice internazionalmente riconosciuta e una vita insieme a uno degli editori più influenti della letteratura europea del tardo ventesimo secolo, c’è qualcosa di stranamente ritardato anche nella carriera di Fleur Jaeggy.